Appena arrivata
nella capitale, abbandono la stazione centrale e mi immergo nel flusso della
folla di stranieri e berlinesi. Stanca e un po’ smarrita decido di chiedere
informazioni a un gruppo di persone che, supponevo (a ragione) essere indigeni
e non turisti. Zaino in spalla e foglio su cui avevo scritto gli indirizzi di
cui avrei avuto bisogno in mano, mi rivolgo a una signora. “Mi scusi” dico. Lei
mi guarda per una frazione di secondo, poi volta la testa con disgusto e dice Nein. Evidentemente mi ha scambiata per
una mendicante. Ora: va bene che mi sono alzata alle cinque del mattino, va
bene che ho alle spalle sette ore di viaggio, va bene che durante tutto il
tragitto in treno ho lavorato e questo non ha contribuito a donarmi un aspetto
fresco e riposato, va bene che ho i capelli in disordine, insomma, va bene
tutto: ma davvero sono messa così male da sembrare una mendicante? Glielo
chiedo. Lei mi guarda e, questa volta, mi vede.
Sorride alla mia domanda, si prodiga in scuse e mi dà più informazioni stradali
di quante ne avessi bisogno. Il mio arrivo a Berlino, quindi, è stato da
barbona.
È un aneddoto
divertente, ma mi chiedo: quante persone guardiamo senza vederle veramente?
Quante volte diciamo “no” guardando con sufficienza qualcuno che si rivolge a
noi per chiederci qualche spicciolo (o magari delle indicazioni stradali)? Per
quella frazione di secondo qualcuno mi ha trattata come se fossi uno scarto
dell’umanità e non come una persona.
Una cosa del
genere mi era capitata anche in Svizzera, nella città in cui ho studiato negli
ultimi due anni. Una volta – mi ero trasferita da pochissimo – ero in stazione
e avevo un impellente bisogno di far pipì. I bagni in stazione erano a
pagamento e “l’ingresso” costava un franco. Malauguratamente avevo soltanto una
moneta da cinque franchi con me e con quella, paradossalmente, non potevo
accedere ai bagni. Che fare? Decisi di fermare qualcuno e chiedergli di
scambiarmi la moneta. Ma dovetti fermare almeno venti persone (mentre la mia
vescica minacciava di esplodere) prima che qualcuno mi desse la possibilità di
andare oltre l’excusez-moi e
lasciarmi formulare la domanda, senza dire non,
non e andare oltre. Scambiata per una barbona anche quella volta. Eppure
non ero in disordine e nemmeno particolarmente stanca. Forse dovrei farmi due
domande e pensare di cambiare look, oppure lasciare perdere gli studi, cambiare
vita e dedicarmi al vagabondaggio, chi lo sa.
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