domenica 11 giugno 2017

Accoglienza berlinese



Appena arrivata nella capitale, abbandono la stazione centrale e mi immergo nel flusso della folla di stranieri e berlinesi. Stanca e un po’ smarrita decido di chiedere informazioni a un gruppo di persone che, supponevo (a ragione) essere indigeni e non turisti. Zaino in spalla e foglio su cui avevo scritto gli indirizzi di cui avrei avuto bisogno in mano, mi rivolgo a una signora. “Mi scusi” dico. Lei mi guarda per una frazione di secondo, poi volta la testa con disgusto e dice Nein. Evidentemente mi ha scambiata per una mendicante. Ora: va bene che mi sono alzata alle cinque del mattino, va bene che ho alle spalle sette ore di viaggio, va bene che durante tutto il tragitto in treno ho lavorato e questo non ha contribuito a donarmi un aspetto fresco e riposato, va bene che ho i capelli in disordine, insomma, va bene tutto: ma davvero sono messa così male da sembrare una mendicante? Glielo chiedo. Lei mi guarda e, questa volta, mi vede. Sorride alla mia domanda, si prodiga in scuse e mi dà più informazioni stradali di quante ne avessi bisogno. Il mio arrivo a Berlino, quindi, è stato da barbona.
È un aneddoto divertente, ma mi chiedo: quante persone guardiamo senza vederle veramente? Quante volte diciamo “no” guardando con sufficienza qualcuno che si rivolge a noi per chiederci qualche spicciolo (o magari delle indicazioni stradali)? Per quella frazione di secondo qualcuno mi ha trattata come se fossi uno scarto dell’umanità e non come una persona.
Una cosa del genere mi era capitata anche in Svizzera, nella città in cui ho studiato negli ultimi due anni. Una volta – mi ero trasferita da pochissimo – ero in stazione e avevo un impellente bisogno di far pipì. I bagni in stazione erano a pagamento e “l’ingresso” costava un franco. Malauguratamente avevo soltanto una moneta da cinque franchi con me e con quella, paradossalmente, non potevo accedere ai bagni. Che fare? Decisi di fermare qualcuno e chiedergli di scambiarmi la moneta. Ma dovetti fermare almeno venti persone (mentre la mia vescica minacciava di esplodere) prima che qualcuno mi desse la possibilità di andare oltre l’excusez-moi e lasciarmi formulare la domanda, senza dire non, non e andare oltre. Scambiata per una barbona anche quella volta. Eppure non ero in disordine e nemmeno particolarmente stanca. Forse dovrei farmi due domande e pensare di cambiare look, oppure lasciare perdere gli studi, cambiare vita e dedicarmi al vagabondaggio, chi lo sa.

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