mercoledì 13 settembre 2017

Avventura andalusa: straniera, una forma di vita


Mentre mangio una tapa nel locale affollato di una strada non lontana da “casa mia” qui a Siviglia, sento il suo sguardo su di me. Corrugo la fronte con espressione interrogativa e un po’ di disagio: non mi piace quando qualcuno mi fissa. “Ho qualcosa che non va?” chiedo, immaginando di avere qualcosa tra i denti. “No, è solo che hai un volto interessante”.
Interessante lo si dice anche davanti di un’opera d’arte astratta di dubbio gusto. Glielo faccio presente.
“Non mi fraintendere, è un complimento” continua “hai i lineamenti da gitana – come Esmeralda del Gobbo di Notre-Dame”.
“Una zingara allora?”, rido.
“Una nomade” conclude. 

Una nomade, è vero. Non ha sbagliato questa persona che mi conosce appena. Che mi sia scritto in faccia il mio destino?
Mi viene in mente il frammento di un dialogo del poco conosciuto filosofo socratico Fedone, Zopiro. In questo dialogo il fisionomista Zopiro, dopo aver osservato attentamente i tratti del volto di Socrate, dichiara che il suo aspetto esteriore farebbe pensare a una natura intellettualmente limitata e incline ai vizi. Gli amici di Socrate ridono: questo fisionomista deve essere un incompetente o un ciarlatano! Come fa a dire che Socrate, maestro di virtù e di temperanza, sia ottuso e vizioso? Solo Socrate non ride e anzi guarda Zopiro con divertita ammirazione. “Ci hai visto giusto, caro Zopiro, ti faccio i miei complimenti”. Gli amici di Socrate improvvisamente smettono di ridere e guardano increduli prima Socrate, poi Zopiro e poi di nuovo Socrate. Cosa sta dicendo? È impazzito? Socrate aggiunge: “Quello che dici su di me è vero, ma io sono riuscito a domare la mia natura viziosa attraverso il logos”.
Che cosa avrebbe detto Zopiro di me? Una persona che mi conosce da tre giorni ha visto una nomade nei tratti del mio viso –­ forse era scritto già lì il mio destino, anche quando abitavo in un piccolo paese dell’entroterra siciliano e non conoscevo altra lingua all’infuori della mia e del mio dialetto, anche quando non avevo ancora oltrepassato i confini nazionali e a malapena quelli ragionali. Nomade.
Forse Socrate mi direbbe che ciò che i tratti somatici rivelano si può cambiare, educare, domare. Ma in fondo non mi dispiace essere nomade.
Straniera dappertutto e dappertutto a casa. 


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