Non tutti sanno
che il nome della moglie del famoso poeta fiorentino fosse Gemma Donati. Sì, al
nome di Dante è associato sempre quello di Beatrice: la sua passione di
giovinezza, la musa ispiratrice della sua produzione letteraria, la
donna-angelo che lo guida nel Paradiso della Commedia. Tutto molto bello, tutto molto poetico, ma di tutto
questo cosa ne pensava sua moglie?
Immaginiamo per
un attimo di essere la moglie di Dante e di vederlo tutto il giorno al lavoro,
chino sulle sue carte a scrivere di chi? Di un’altra donna – e che donna poi!
Sguardo innocente, sorriso angelico, capelli folti e morbidi, fisico da urlo… A
questa donna, quindi, nostro marito rivolge tutti i suoi pensieri e il suo
ardore (poetico e non). Non impazziremmo di gelosia?
Già mi immagino
la scena: Gemma ha preparato la cena che Dante sta mangiando distrattamente
mentre rilegge la seconda canzone del suo Convivio.
La moglie cerca di raccontargli qualcosa, ma lui risponde con mugugni e
borbottii disinteressati e non stacca gli occhi dai suoi versi, ai quali
riserva un mezzo sorriso di soddisfazione (o autocompiacimento). A un certo
punto Gemma si alza, va verso di lui, gli strappa i fogli dalle mani e gli
urla: “Dante, sei impossibile! Non mi ascolti mai e stai sempre a rimuginare su
queste dannate carte!” poi inizia a leggere il frutto di tanto lavoro, tempo e passione
del marito:
Amor che ne la mente mi ragiona
de la mia donna disiosamente,
move cose di lei meco sovente,
che lo ’ntelletto sovr’esse disvia.
Lo suo parlar sì dolcemente sona,
che l’anima ch’ascolta e che lo sente
dice: “Oh me lassa! ch’io non son possente
di dir quel ch’odo de la donna mia!”
Dalla rabbia
diventa paonazza e urla: “Beatrice! Sempre questa Beatrice! Non riesci proprio
a togliertela dalla testa! Beatrice nella Commedia,
Beatrice nel Convivio… E per me? Io
che ti preparo sempre pranzo e cena, che stiro le tue toghe e ascolto le tue
paturnie… per me nemmeno mezzo verso?! Insomma, son forse la figlia di nessuno?”.
Dante abbassa gli occhi un po’ imbarazzato, si confonde, inizia a balbettare:
“Ma… ma… Gemma, amore mio, cerca di capire…”. “No, non c’è niente da capire,
Dante! Non ce la faccio più, voglio il divorzio!”. “Gemma, ti prego, cerca di
ragionare… lasciami spiegare”. Gemma lo guarda, ancora rossa in volto, con gli
occhi sgranati, rossi e lucidi, fuori dalle orbite, le mani strette a pungo, tremante
di rabbia. Ma lo lascia continuare. “Gemma, luce dei miei occhi, lascia che ti
spieghi: Beatrice nei miei versi non è che un’allusione! Non è di lei che
parlo, il nome di Beatrice è soltanto un’allegoria per indicare la filosofia, è
la filosofia, non lei, che amo!”. Finito di parlare la guarda un po’ dubitante,
se la sarà bevuta? Gemma sospira, rassegnata, e va in cucina. Come no, la
filosofia. Anche Dante sospira: per questa volta l’ha scampata bella. Però, per
sicurezza, decide di scrivere un commento per ogni canzone del Convivio: “Meglio ribadirlo anche lì che
Beatrice è stata solo una cotta da adolescente e che ora è la filosofia il mio
amore più ardente. Ottima scusa. Meglio mettersi al sicuro, non si sa mai, la
furia delle mogli…”
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