lunedì 28 agosto 2017

La scalata (2° parte)


Quella che, a guardare il pastorello, sembrava una passeggiata di salute si rivela essere, per la maggior parte di noi, una salita ardua e faticosa. Sembra che, per dispetto, la cima si allontani man mano che noi avanziamo. Sulla via ci imbattiamo nella carcassa di una capra. Mi vengono i brividi: avrà perso l’equilibrio mentre camminava in bilico sui sassi, è caduta, si è fratturata una zampetta ed è morta di fame e sete lì, perché nessuno l’ha ritrovata in tempo? E se succedesse anche a noi?
 
Lui cammina davanti a me con piglio sicuro. Non sembra né preoccupato né tantomeno stanco, così mi faccio coraggio e procedo anch’io. Per raggiungere la meta dobbiamo attraversare due punti piuttosto pericolosi (almeno dal mio punto di vista inesperto). Lui ci precede: cammina come una capra sui sassi instabili del primo valico. Guardo le pietre che, sotto i suoi passi, rotolano giù sprofondando nel nulla e prego che non rotoli giù con loro anche lui. 
“Che succede se cadiamo?” chiede uno dei meno esperti. 
“Tu non cadere”, risponde la nostra guida mentre, giunta dall’altra parte del valico prepara la corda, aggrappandoci alla quale saremmo dovuti passare anche noi. 
Poco meno di due metri, ma l’abisso sotto di me. Guardo in alto: qua e là, in piedi sulle rocce, altre capre ci guardano con aria interrogativa, come a chiedersi: “Cosa diamine stanno combinando questi umani imbranati?”. Una di loro bela – forse sta deridendo la mia paura.

Aggrappandosi alla corda passa anche il secondo, ora tocca a me. Prendo il capo della corda che lui mi ha lanciato e me lo lego intorno alla vita con il nodo che ho imparato durante i corsi di arrampicata. La tengo stretta con la mano sinistra, tanto forte che mi faccio quasi male. “Stai calma” mi ripeto “un passo dopo l’altro, non guardare sotto, non guardare sotto”. Le mani sudano, sento la corda scivolare, gli appigli per la mano destra sembrano tutt’altro che stabili. “Un passo dopo l’altro, non guardare sotto, non guardare sotto”, continuo a ripetermi. Sassolini e ghiaia rotolano giù sotto i miei passi incerti. Penso alla carcassa della capra. “Non pensare, non pensare”. 

Ecco, ce l’ho fatta! Non mi sembra vero, mai mi sono sentita così attaccata alla vita, così contenta di esserci, in questo mondo. Il secondo valico non è così difficile. Un’altra capra mi guarda e bela. Le sorrido – ormai mi sento un po’ capretta anch’io. 


Arriviamo in cima, finalmente e il mio cuore esplode di gioia e di stanchezza. Eccole, le Alpi, illuminate dal sole bruciante delle due del pomeriggio. Dall’alto domino il loro profilo: giganti loro, gigante io. Non mi fanno più paura, non mi tolgono più il fiato. Non vorrei scendere più. Per minuti interminabili contemplo quei titani, respiro l’aria rarefatta dei duemilacinquecento metri di altitudine. Mi sdraio sull’erba, mi sento grande, piena, imbattibile. 

La discesa non ve la racconto: mi sono già dilungata fin troppo e, a dire il vero, non è stata né avventurosa né emozionante come la salita. Solo tanto male alle ginocchia e ai talloni, vesciche dolorose e una voglia indescrivibile di vedere la fine.

Le Alpi oggi mi hanno ricordato che sono un animale: quando sei talmente stanca che non ce la fai più, ma devi farcela perché non c’è altra soluzione – non puoi chiamare nessuno che possa venire a prenderti con la macchina, non ci sono bus, ma solo capre –, quando le gambe ti fanno male, ma non puoi fermarti perché da lì a qualche ora il sole sarà inghiottito dai titani, il buio ruberà i contorni al mondo e il freddo ti avvolgerà, quando non riesci nemmeno a pensare perché tutti i tuoi sensi e le tue forze non sono rivolti all’interno, dentro di te, ma all’esterno – a valutare le possibilità e i pericoli, a misurare i passi, a contenere gli sforzi – ti accorgi che quando tutto ti abbandona – i crucci del lavoro e la smania di diventare, il computer, i libri, le fantasie, i pensieri e anche le forze – quello che senti più forte è il tuo istinto di sopravvivenza.
Un animale attaccato alla vita, io sono questo ­ se togli tutto il resto.

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